“Pittori non si nasce, lo si diventa”. Lo ripeteva spesso Laura, la mia prima ragazza, con l’aria di citare non so quale grande classico. Frequentavamo il liceo artistico, nella mia classe eravamo in venticinque, venticinque teste matte che si prendevano, ciascuno a modo suo, per artisti. Ma il vero artista ero io: “Sono un pittore”, dicevo sempre, “un provetto pittore ritrattista”. I giorni migliori, a scuola, erano quelli in cui arrivavano i modelli. Qualche volta erano uomini, altre volte donne, si sedevano vicino alla cattedra, completamente nudi, per la lezione di anatomia. Il nostro compito era quello di ritrarli non così com’erano – per quello sarebbe bastata una fotografia – ma come l’immaginazione, vedendoli, li guardava. In altre parole, non dovevamo tanto ritrarre l’oggetto che ci stava dinanzi; cioè, l’oggetto era quello, certo, e chiunque l’avrebbe dovuto riconoscere, ma nel ritratto doveva ritrovarsi lo sguardo che lo coglieva, in modo che chi, poi, avesse guardato il ritratto, avrebbe dovuto provare le stesse emozioni che noi provavamo guardando direttamente il modello. Nel ritratto bisognava metterci le emozioni, lo sguardo: era quello il vero oggetto che andava impresso sulla tela – ammesso che uno sguardo o un’emozione possano mai “imprimersi” da qualche parte.
Io preferivo le modelle donne. Dipingevo anche i modelli uomini, ma provavo nei loro confronti, non dico una vera e propria avversione, ma una specie di sottile “riserva estetica”, se così si può dire. Insomma mi sembravano invariabilmente un po’ brutti. Questo, a scuola, non si poteva dirlo: ci insegnavano che tutto ciò che cade sotto lo sguardo è “bello”, nel senso che il pittore ha il compito di vederne l’intrinseca bellezza. Ma insomma, anche se non era “artisticamente corretto”, era un fatto che a me piacevano le donne. Per questo, quando arrivava una modella donna, io mi ricordavo di essere un pittore nato, e il ritratto che ne dipingevo riusciva talmente magnifico da indurre chiunque a guardare il ritratto anziché il modello per farsi un’autentica idea dell’originale.
Erano quelle le occasioni in cui mi gonfiavo d’orgoglio e declamavo di essere un formidabile pittore ritrattista, un “pittore nato”, come si dice. E qui, ogni volta, la mia ragazza mi contestava animatamente: “Pittori non si nasce, lo si diventa!”, esclamava pronunciando la sua verità senza appello che mi condannava in quanto “uomo pieno di pregiudizi”, come diceva lei.
“Forse che tu, appena nato, mentre tutti i bimbi normali cercano il seno materno per allattarsi, tu lo cercavi per farne un ritratto?”, domandò un giorno sarcasticamente.
“E chi lo sa!”, risposi io. “Non mi ricordo nulla di quand’ero un poppante. Ma so che, quando tutti gli altri bambini andavano all’asilo, io facevo il ritrattista”.
“Sì certo, venivano a trovarti le modelle…”, scoppiò a ridere lei.
Mi sentivo punto sul vivo della mia verità. Davvero uno dei miei primi ricordi era quello di un ritratto. È il ritratto di una gattina eseguito a matita, che ho sempre conservato. Eccolo:
Dovevo avere cinque o al massimo sei anni. Non ero ancora capace di disegnare bene certi dettagli, come gli occhi o le zampe, perché semplicemente non li “vedevo”, ma ricordo benissimo che, già allora, mi sentivo spinto irresistibilmente a procurami dei modelli su cui eseguire ritratti. I miei modelli erano gli animali dei vicini di casa, tipo gattine e cagnoline. Li ospitavo un po’ di tempo nella mia stanza, dove tenevo gli strumenti di lavoro, cioè un cartoncino e la matita poggiati su una base di plastica arancione che faceva da tavolino. Io mi sedevo per terra, vicino al mio tavolino di pittura, e aspettavo pazientemente che la “modella” si mettesse ferma nella posa giusta. Ricordo che stavo così, in attesa della situazione adatta, per un tempo interminabile; poi, quando finalmente la “preda” era a tiro, la immortalavo nel ritratto. Infine, consegnavo il ritratto al proprietario dell’animale, che si congratulava e mi ringraziava donandomi qualche caramella o un paio di biglie. A tutti gli effetti, i miei erano già ritratti su commissione, e io ero davvero un pittore ritrattista che eseguiva ritratti su ordinazione. Ecco perché dico, a ragion veduta, che sono nato pittore, pittore ritrattista, e pure su commissione! Inoltre, fin dall’inizio era evidente la mia predilezione per le modelle di genere femminile. Io ero nato uomo, oltre che pittore, e, per catturarle sul cartoncino, cercavo esemplari nate donne. In più, le cercavo giovani, come me, e belle. Meglio ancora, poi, se vestite a tutto punto e con un’aria di innocenza angelica sul viso, come in quest’esempio.
Mentre spiegavo queste cose, Laura scuoteva la testa:
“Non ci credo! Non ho mai visto un uomo così pieno di pregiudizi ideologici!”
“Non è un pregiudizio: io sono davvero un ottimo pittore, e ho incominciato da piccino: gli altri giocavano con la palla, io facevo ritratti su commissione. Che c’è di male?”
“Eh, lo sappiamo bene: sei il miglior pittore della classe, anzi il più bravo della scuola. Ma io non voglio un uomo così…”
“Non vuoi un pittore?”, chiesi stupefatto, dato che avevo sempre saputo di piacerle proprio come pittore.
“Oh, sì, voglio un pittore, voglio un grande pittore, proprio come te”, disse lei, “ma voglio anche qualcuno che sia un uomo non per forza nato uomo, o nato pittore, e che non voglia per forza una donna, una donna a tutti i costi, tutta intera, nata donna, e che non cerchi i propri amici come fossero prede da catturare sul cartoncino e immortalare così per sempre”.
Mi sembrò uno sproloquio quasi incomprensibile.
“Io, oltre che un pittore ritrattista, non sono forse un uomo?”, dissi. “Cioè”, aggiunsi, “un uomo nato uomo. E mi piacciono le donne. Ah! quelle nate donne, certo!”
“Donne non si nasce, lo si diventa”, rispose lei laconica.
Ci misi del tempo prima di capire che Laura faceva un altro discorso. Mentre io ero interamente calato nel mondo dei ritratti, amavo i ritratti su commissione e guardavo persino Laura come al più bel ritratto vivente di donna, lei, benché fosse a sua volta una pittrice di gran classe (ne ebbi il primo bacio il giorno in cui le regalai un pennello finissimo di peli di cammello, e mi dispiacque solo che in quel momento non potei, delle sue meravigliose labbra, dipingerne il ritratto), si sprofondava dentro pensieri esistenziali, politici e morali che mi lasciavano del tutto indifferente. A me piaceva pitturare, come uomo e pittore ritrattista, possibilmente donne, magari su commissione, meglio ancora se belle e intelligenti come Laura. Alla stessa Laura chiesi mille volte di posare per un ritratto su commissione, ma ogni volta lei trovava la scusa giusta per sottrarsi, e quando le dicevo che era una donna bella, così bella che il suo ritratto avrebbe fatto dimenticare la Gioconda, e che io volevo proprio lei, solo a lei volevo fare un magnifico ritratto, lei mi rispondeva sogghignando: “Sì, basta che respiri…”, insinuando in questo modo che, a me, bastasse avere una qualsiasi donna-nata-donna…
Alla fine, non ci capivamo, per questo ci lasciammo. Ora so che, in un certo senso, lei aveva ragione: nessuno nasce donna, come nessuno nasce uomo e nessuno nasce pittore ritrattista. Probabilmente anch’io, all’età di tre o quattro mesi, poppavo dalla mamma senza pensare ai ritratti su commissione e senza nemmeno sapere di essere un uomo, tanto meno un ritrattista. Ma poi, crescendo, quella è diventata la mia vocazione: non poppare ma dipingere! Ci sono uomini che vogliono poppare tutta la vita, non gli importa altro che trovare un paio di tette per sentirsi realizzati. Io no, io voglio dipingere. Non l’ho scelto, è successo, non so perché ma è così: dacché io mi ricordi, mi sono sempre sentito come obbligato a dipingere, come se ci fosse una strega che mi induce a realizzare ritratti su commissione sempre più belli. E fosse per me direi: nessuno nasce uomo, donna, ricco, povero, demente o genio; ciascuno è un niente, una promessa indefinita la cui scommessa è: come diventare pittore ritrattista. Questo mi importa. Il resto non mi interessa, non lo capisco, sono discorsi troppo intellettuali…
Mi chiamo Emanuele Guardascione e sono un pittore ritrattista. Eseguo ritratti su commissione a partire da foto inviate per email o WhatsApp.
Per commissionare un ritratto da foto usa il modulo che trovi
nel sito guardascione.it
oppure nel sito ritrattisti.it
Potrò offrirti indicazioni e suggerimenti sulla tecnica più adatta al soggetto e alle tue esigenze, e in più avrai modo di dialogare con me durante la creazione del ritratto, che potrai guardare già in fase di esecuzione.
Da piccino amavo eseguire ritratti su commissione di piccoli animali di genere femminile. Con gli anni, passando dall’infanzia all’adolescenza, i miei gusti sono cambiati: dall’interesse nei confronti degli animali sono passato all’interesse per gli umani, ma ho mantenuto quella predilezione per le donne che si era già stabilmente radicata durante l’nfanzia.
Ho come “l’impressione artistica” che le donne siano più belle e più intelligenti…
La mia preferenza per il (cosiddetto) genere femminile della specie umana non mi impedisce, all’occorrenza, di eseguire ritratti di uomini maschi con animali anch’essi di genere maschile…
Come si può ben vedere, rispetto a quando avevo cinque anni la mia tecnica pittorico-ritrattistica è migliorata. Inoltre, ai tempi del liceo avevo imparato che ciascuna cosa, sotto lo sguardo del pittore ritrattista, oltre a essere sempre degna d’interesse trova anche la sua appariscente bellezza.
La storia di ciascuno è ricca di esperienze straordinarie, e ci sono momenti della vita che meritano di essere ritratti…
Un ritratto artistico è un’opera unica, un oggetto sottratto alla mercificazione della riproduzione tecnica illimitata, è un atto irripetibile come irripetibili sono i momenti importanti della vita, con i suoi atti e gesti d’amore.
Eseguo ritratti su commissione a partire da foto nelle tecniche seguenti:
– olio su tela
– sanguigna
– seppia
– matita/carboncino
Il cliente può richiedere variazioni rispetto all’originale (la o le foto da cui ricavare il ritratto). Per esempio è possibile modificare, togliere o aggiungere uno sfondo o un particolare, ottenere una foto di gruppo partendo da fotografie di singoli soggetti o, viceversa, estrarre il primo piano di un soggetto da una foto di gruppo, modificare l’abbigliamento, la capigliatura ecc.
Puoi osservare molti esempi di ritratti eseguiti da foto nel mio sito dedicato, ritrattisti.it, alla pagina ritratti da foto
Il ritratto verrà eseguito in un tempo variabile fra i tre e i dieci giorni a seconda della grandezza, della tecnica utilizzata e delle eventuali esigenze di personaliz- zazione. Al termine del lavoro, la consegna verrà effettuata in un giorno (o due giorni per le isole e la Calabria) tramite corriere espresso.
Tutti i ritratti sono eseguiti su materiali pregiati e con tecniche di alta qualità
Il costo del ritratto verrà concordato in base alle dimensioni e alla tecnica usata. Il ritratto artistico verrà eseguito con i materiali più pregiati e consegnato provvisto di certificato di autenticità.
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